L'unica traccia di questo evento, che può essere considerata come la testimonianza del primo caso ufologico in Italia, è un dispaccio dell'agenzia Stefani, di carattere riservatissimo.
L'episodio fu lo schianto di un UFO, il 13 giugno 1933, sul lago Maggiore, al confine tra il Piemonte e la Lombardia, più precisamente a Vergiate in provincia di Varese. Non solo furono rinvenuti i resti del velivolo ma anche i corpi dei piloti.
La vicenda venne immediatamente secretata ma un ufficio in modo particolare, di cui ne faceva parte anche Guglielmo Marconi, il Gabinetti RS/33, continuò ad occuparsi dell'evento.
A confermare il tutto ed a voler fare chiarezza sulla vicenda è Roberto Pinotti, fondatore e segretario del Centro Ufologico nazionale, che durante un convegno afferma: "... i resti dell'Ufo, che nei disegni viene descritto come un velivolo cilindrico, con una strozzatura poco prima del fondo, con oblò sulla fiancata, da cui uscivano luci bianche e rosse, furono portati nei capannoni della Siai-Marchetti a Vergiate, dove rimasero per 12 anni. Così come i corpi dei piloti, conservati in una formalina, a lungo studiati. Si sa che erano alti 1,80 cm ed avevano capelli ed occhi chiari".
Finita la guerra gli alleati si impossessarono dei resti che poi vennero spediti negli Stati Uniti.
Pinotti aggiunge anche altre parole: "Le tre persone che erano a conoscenza del trasporto di quelle casse negli Stati Uniti sono morte, due in incidenti di mare, una suicida".
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